Gli uccelli più arrabbiati del videogioco per dispositivi mobili
Se c'è una saga di videogiochi per dispositivi mobili che ha riscosso un enorme successo dal momento del suo lancio sul mercato, senza dubbio è stata Angry Birds. Nella sua prima versione la premessa era molto semplice (eliminare tutti i maiali dallo schermo) e a poco a poco la sua eredità è cresciuta nel tempo, fino a quanto non è arrivato il sequel e un'infinità di spin-off del gioco originale.
Angry Birds sta al gaming mobile come Super Mario sta alle console.
Ma cos'ha di speciale Angry Birds Rio? La meccanica di gioco è identica a quella del gioco originale, anche se per alcuni aspetti si discosta un bel po' dall'opera originale di Rovio. Innanzitutto, i maiali cattivi in questo caso non sono i nemici: il presupposto è diverso. Il gameplay, poi, continua ad essere coinvolgente come sempre.
Riscatta gli uccelli e scappa da Rio de Janeiro
Gli Angry Birds originali non si trovano più sul loro territorio originale: sono stati catturati e deportati a Rio de Janeiro. Dovranno fuggire da lì se vorranno tornare a casa e, lungo il viaggio, dovranno liberare Bu e Jewel (i protagonisti dei film di animazione Rio e Rio 2), così come i loro compagni ara. Tutto questo sarà distribuito in una lista talmente lunga di livelli che terminarla sarà molto difficile, essendo questi sempre più complicati e progettati per far impazzire anche il giocatore più paziente.
Queste sono le caratteristiche principali del gioco:
- 320 livelli di gioco in totale.
- Battaglie epiche contro boss finali.
- Power-up per i tuoi amici pennuti.
- Oggetti nel gioco che consentono di sbloccare più livelli.
- Possibilità di ottenere la Mighty Eagle.
Requisiti e informazioni aggiuntive:
- Sistema operativo richiesto: Android 4.1
- L'applicazione offre acquisti integrati.
Ciao a tutti! Mi chiamo Sergio Agudo e sono un appassionato di scienza, di informatica e di videogiochi. Fin da molto piccolo sono sempre stato fissato con i computer e con quello che in una casa spagnola degli anni 80 si chiamavano...
Alice Verni